I “pici” sono una sorta di lunghi, sottili e irregolari spaghetti fatti a mano. Privi di uova, erano la pasta “povera” di tutti i giorni delle campagne senesi, mentre la sfoglia con le uova era la pasta “ricca”, della domenica.
Certamente molto antichi, secondo alcuni addirittura di origine etrusca se è vero che il vassoio tenuto da un servo rappresentato in una tomba di Tarquinia contiene proprio i “pici”, sarebbero nati prima di Marco Polo e degli spaghetti cinesi.
Per prepararli bastava avere a disposizione farina, acqua e sale, ingredienti alla portata di tutti. Solo recentemente per rendere la pasta più consistente e resistente alla cottura, si è aggiunto qualche uovo, ma sempre in proporzione minima in relazione all’impasto.
Una volta preparato il “pastone”, non troppo compatto, né troppo tenero, si ritagliano delle striscioline di pasta e si comincia ad “appiciare”.
I “pici” vengono stesi rigorosamente a mano, uno per uno, sulla spianatoia di legno e, per non farli attaccare, vengono passati nella farina di granoturco. La cottura dura alcuni minuti. Il condimento tradizionale dei “pici” di Celle è il “sugo all’aglione”, un sugo piccante, semplice e gustoso, a base di olio d’oliva, aglio, peperoncino, conserva e pochissimo pomodoro.
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